sabato 12 settembre 2009

Capitolazione della narcosi postmoderna



Ottantaquattro numeri ben in vista, l'appeso scorge sicuramente l'appeso nel dubbio se l'utopia del mare possa vivere ancora e mentre la profonda pentola a forma di cilindro continua ad ammaliare il pesce insicuro vedo simboli, metafore e allegorie stufe di saltare fra i pastiches dei libri. Scollando identità adesivo mi ritrovai a divorare il mio maestro in preda ad una delirante meditazione. Sconcertato da padri nichilisti che istruivano quei pargoli più suicidi fra i più trovo inedita disapprovazione per le più ottaedrali geometrie metafisiche sotto stretto conforto di un illusorio credo sindacalista incallito dalle felicitazioni di vita. In un altro cosmo, in altre dimensioni, sotto altrui verità ritrovo la vendetta verso ogni genocidio socioculturale, fra critiche e incomprensioni muove la torre sicura sulla bastiglia della mia era. L'equazione perfetta annovera fra i propri elementi il groviglio di corpi che scaturisce al panico lecitivo degli stati transemotivi della notte. L'inutile tentativo di ottimizzare mediante allucinazioni tibetane non tocca nient'altro che la sottile soglia della percezione che potrà soltanto godere del suo misero orgasmo clitorideo. Se l'Oltre potesse a suo modo asciugare le macchie d'umanità le coprirebbe con le iniziali della magnifica sposa del Sole, fra le mille ancelle che annebbiamo i pensieri del più apollineo fra gli indovini delfici. Chiamano forte il nome del mistico ma non si accorgo di quanto le loro parole formino nell'aria evanescenti materializzazioni di proiezioni metaconcettuali che scardinano l'inquietante legame che unisce teorie cinesiche e metafisiche in una forma a se medesima. Nessun mistero avvolge relativisticamente la soglia della percezione dato che nella mente splende già il bagliore di una nuova genesi cognitiva. Il passo ha così imparato a respirare autonomamente abbandonato dalla nevrosi che sicura accompagna i mortali.