giovedì 11 agosto 2011

Identificativo di fuga #14997#


La valigia che mi conteneva è esplosa.
Porto tutto con me in modo scellerato adesso.
Inseguo gente che insegue pazzi.
Fra i giorni dei mesi negli anni scelgo adesso.
Quando non do lezioni di lingua a messicani in fuga
è sicuramente notte e puoi trovarmi a dormire in metro,
chiedi di me ai semafori spenti.
Una ruota, che gira e si muove, veloce nel vortice che crea, è solo un punto intorpidito.
Non varrebbe la pena scendere, non è mai adatta la fermata, non c'è fermata, adesso.
Nel turbine di una mietitrice urbana la cicala elettronica salta e aggiorna l'elenco eventi.
L'uomo fermo alla fermata è, per me che vado, il vero passante, aspetta che qualcuno lo raccolga
e getti il suo futuro un po' più avanti, o forse soltanto indietro, molto indietro.
Tutti fissano il proprio punto, nella nebbia che esce dalle nostre menti, non riesco a vedere il mio vicino.
Lo spazio annullato, forse è troppo per noi...
Stasera a cena, fuori da un carcere di cartone, mangerò la luce dei lampioni.
Adesso, è ora di andare.