Io sono, atomico nello sfuggire, l'ombra senza l'albero,
la radice d'inciampo, la ferita senza la caduta, la gravità distesa ad aspettare la fisica,
le ore in classe a voler andar via dalla lavagna, il bianco che non bastava mai,
il lessico infame che attende di riempirsi, il volume liberato degli scaffali,
l'archivio che fatica a formattarsi, la dimenticanza che scioglie gli ultimi fazzoletti,
ora sporchi ora candidi, io sono.
Io non sono, una fuga d'incanto, le parole che si mordono fra loro,
la punta fendente insanguinata, i corridoi che aspettano i pazienti,
le premure scomparse d'un tratto, la linea che marcava giusto appunto e forse poco,
molteplici opposti che si allineavano riconoscendosi, parallelo alla sinusoide,
il vortice ora decaduto, perdere di vista l'orizzonte e la caduta,
il vuoto rimasto senza bordo, io non sono.