mercoledì 30 dicembre 2009

Novella dell'appeso


Nella duplice visione di ogni cosa ho accolto stavolta la maschera che cela la coscienza e ne mostra le verità. Fra i tamburi e le curve dove la voce gioca a formare arabeschi annessi ai gemiti si materializza il fiato tolto ai polmoni. Se solo ci fosse la mancanza di se, avrebbe di che spiegare la propria presenza, voltato il verso della realtà, illuminate le ombre che intrattengono stupiti i passanti a cui la sera appaiono spietate visioni di antichi interni da salotto dietro pareti con finestre murate. Soltanto lamenti rimbombano nella mente e pianti e dita mozzate, strappate a morsi dalle medesime vittime del proprio oriente, suicidi di quel senso che posa sul lato della realtà, rovesciano litanie dalle bocche, otturano le orecchie dei presenti intercedendo con se . Per alterati orizzonti verso profonde stelle, col capo rivolto a terra, puntando il dito oltre la superficie, rischiarano i propri abissi che riemergono poggiati sulla robusta colonna che sostengono per eliminare il respiro e quant’altro. Il giorno è la metà ,il verso non sempre è il giorno. La fuga è solo il ritorno.

sabato 12 settembre 2009

Capitolazione della narcosi postmoderna



Ottantaquattro numeri ben in vista, l'appeso scorge sicuramente l'appeso nel dubbio se l'utopia del mare possa vivere ancora e mentre la profonda pentola a forma di cilindro continua ad ammaliare il pesce insicuro vedo simboli, metafore e allegorie stufe di saltare fra i pastiches dei libri. Scollando identità adesivo mi ritrovai a divorare il mio maestro in preda ad una delirante meditazione. Sconcertato da padri nichilisti che istruivano quei pargoli più suicidi fra i più trovo inedita disapprovazione per le più ottaedrali geometrie metafisiche sotto stretto conforto di un illusorio credo sindacalista incallito dalle felicitazioni di vita. In un altro cosmo, in altre dimensioni, sotto altrui verità ritrovo la vendetta verso ogni genocidio socioculturale, fra critiche e incomprensioni muove la torre sicura sulla bastiglia della mia era. L'equazione perfetta annovera fra i propri elementi il groviglio di corpi che scaturisce al panico lecitivo degli stati transemotivi della notte. L'inutile tentativo di ottimizzare mediante allucinazioni tibetane non tocca nient'altro che la sottile soglia della percezione che potrà soltanto godere del suo misero orgasmo clitorideo. Se l'Oltre potesse a suo modo asciugare le macchie d'umanità le coprirebbe con le iniziali della magnifica sposa del Sole, fra le mille ancelle che annebbiamo i pensieri del più apollineo fra gli indovini delfici. Chiamano forte il nome del mistico ma non si accorgo di quanto le loro parole formino nell'aria evanescenti materializzazioni di proiezioni metaconcettuali che scardinano l'inquietante legame che unisce teorie cinesiche e metafisiche in una forma a se medesima. Nessun mistero avvolge relativisticamente la soglia della percezione dato che nella mente splende già il bagliore di una nuova genesi cognitiva. Il passo ha così imparato a respirare autonomamente abbandonato dalla nevrosi che sicura accompagna i mortali.

domenica 7 giugno 2009

iodio


Dio, ti prego, aiuta coloro che hanno smarrito la tessera del billionaire. Aiutali nel trucco,nel parrucco, nella dizione, nella coerenza, nel ragionamento, nel merito. Sostieni la loro sicurezza nelle riunioni d'azienda, l'amore per la lotta contro l'arrivismo, il loro genio, la loro creatività, il loro estro. All'alba da sbronzi, riportali sani e salvi a casa guidando tu il loro Cayenne. Sradica gli alberi su cui puntualmente i loro amici, pover'uomini, puntano ubriachi le auto andandosi a schiantare. Sii misericordioso quando il mal di testa li colpisce, pur lavorando soltanto poche ore e in ufficio, dona la tua grazia in acido acetilsalicilico. Conforta gli animi di quelli che non sono ancora riusciti a lavorare per una multinazionale, e che per questo continuano a incipriarsi il naso sperando di essere più forti. Sorreggili sotto il sole che scolorisce i loro yacht e perdonali se sono giovani e non sanno cos'era la Dc. Bagnali poi delle tue fresche pioggie estive che li renderanno felicemente soddisfatti di aver scelto quella nuova cabrio.Favorisci le sorti dei loro investimenti in borsa, e aiutali in amore se perdono la testa per una donna, indica con tua luce il diamante più adatto da regalare. Abbronza, infine, la loro pelle d'estate, accrescendo l'autostima e se puoi, io ti supplico, colpisci coi tuoi raggi il loro sorriso smagliante. Di noi tutti ricordati soltanto vagamente, donaci ogni genere di malattia, spezza pure gli anelli deboli della catena, rendi perpetua la legge del più forte cosicchè i primi possano restare sempre primi. Grazie

martedì 28 aprile 2009

Chiaro di luna di giorno


Qualche volta qualcuno gioca a nascondersi in un negozio di maschere, e non ci vedrai mai il male anche se andassi a spulciare uno per uno i tuoi sogni fino a regalare le tue lacrime ad una chitarra morta … e le medesime scale di ogni tempo rincorrono te stesso per donarsi nella scelta di quella dionisiaca parentesi che abbraccerebbe il tuo infinito fino a strozzarlo dolcemente per poi gettarlo con un gesto di romantico disincanto a terra … porterebbe con se ogni attimo e farebbe svanire ogni evanescenza mostrandola dilatata come il fiume di sangue che scorre da quei balconi abbandonati. Dammi una ragione, una valida ragione per continuare a seguirmi, a rincorrere lo strazio che consuma i miei sensi e dilania le carni avvolgendo i miei battiti lenti come una favola dalle pagine strappate … l’ondivago perpetrarsi di oceani opposti e immensamente bianchi nel vortice del risveglio da ogni vita si apre l’eterna fine di ogni cosa, lunga di fameliche grida al cielo e sconsiderati attimi incompresi. Nel retro di ogni via giace solitaria la possibilità di mancare il proprio bersaglio trafiggendosi una volta per sempre nel più lisergico dei passi. E calpesto incurante il mio corpo lavandomi di sputi e bestemmie aspettando che tutto passi e la scatola dei sogni possa svuotarsi presto.

domenica 26 aprile 2009

Il passero solitario subatomico


Vado dissestandomi stasera. C’era la luna ieri? Giro intorno al nido, e i serpenti tirano fuori in mezzo al veleno le loro vie biforcute. Ti ricordi se c’era la luna ieri? A quale costellazione appartengo quando esamino quel fottuto vetro che mi contiene? Credi a quelle lamentele tu e cospargi il terreno di semi avariati e analisi1 e analisi2 e analisi3…Cazzo ti ricordi se c’era la luna ieri? Non sono mai sceso dal gioco del tappeto e quasi quasi mi faccio tirare ancora più su col rischio di cadere una volta per sempre nel nido… Boia mondo ti ho chiesto se ieri c’era quella cazzo di luna? E che caldo lì nella stessa ruggine, l’antenna del vicino è sempre più verde della tua se passeggi sopra i tetti la notte e noti che manca qualcosa. Mi andrebbe di chiederti se ieri per caso passavi di lì e hai visto mica la luna,no ma lascio stare. Pallidamente disoriento ogni trucco prima di abbandonare la mia oasi nel deserto per poi ricercarla in Congo. Mamma mia che faticata, non ho fatto nemmeno in tempo a vedere se c’era la luna, sapresti aiutarmi? Il Frate Cappellano intona già il mattutino, schiocco le dita e mi sveglio, accendo i miei occhi, oriento le orecchie, calcolo la distanza del passo, calibro la mia lingua e…“Buongiorno mamma, è pronta la colazione?”

martedì 24 marzo 2009

Psychopassport


Volersi bene,volersi male...voler se stessi e ricerca di manette di stupidità...aver sorpassato i casellanti e non essersene accorti, aver agito per natura...aver buttato ogni maschera d'uomo...aver spiegato ogni dubbio e ogni via possibile...averne la consapevolezza...ballare sul filo che si regge...e aver rotto l'ultimo specchio di ogni incoerenza e l'ultimo approdo per ogni ritorno...sublime di mille il pensiero, aver capito l'urlo dell'angoscia e aver calmato ogni fremito strepitando...sorvolare la nevrosi e ogni colpo d'extrasistole malinconicamente...la sofferenza ha cambiato volto, tiene il nome del vero...l'assenza pervade nei postumi dell'esistenza...il freno necessita di conoscere il proprio sè...e il bisogno ancora concreto di veder esplodere tutto per tornare a riprendersi il senso dell'esserci dell'essere...ho già sentito l'eco e toccato il fondo del mare senza esserci arrivato perchè la discesa per il sublime è lenta ma se conosci la domanda rendi sacro il momento...l'evanescente diventa molle e il salto si rende vicino al passo. Ora deluso dal tecnicismo che rende una palla di vetro la filastrocca dei falsi astronauti, mille volte più a terra del pazzo che si confonde con la Luna...ora ad occhi chiusi rifletto atomi della terra madre, ad occhi aperti l'inadatto codice che compone il mio nome misto a friggitorie d'aria tassativamente inappaganti...Che imploda tutto,che tutto venga sacrificato all'altare della verità e ne soddisfi le voglie di tutti...sia celebrato il matrimonio fra l'Architetto e la natura della materia, madre non dell'utilità arbitraria del possesso ma del punto dell'animo che ne apprezza la genuina presenza...perderemo noi stessi,prenderemo noi stessi...e ai nostri figli renderemo il vero comune senza dei nè superuomini...