lunedì 7 giugno 2010

A consumo zero


Vorrei un figlio di quelli che non si trovano in giro, nelle case, per le strade,nei negozi.
Un figlio che sia contento d’essere mio figlio e che non lamenti mai nulla. A consumo zero.
Un figlio ben messo, felice di far risparmiare, nato laureato, che boicotti i fancazzisti e i liberi pensatori, che
sia felice di evitare le sbronze, che si faccia da solo perché io non ho tempo o che forse sia semplicemente il mio pupillo fotovoltaico, non chiede nulla e mi dà tanto, va a letto presto ed è subito pronto, ovunque, magari.
Lo voglio largo di spalle e con le mani sempre tese verso le mie buste della spesa, così sua moglie un giorno mi ringrazierà… Che brava! Che amore! E lui… che uomo!
Lo vedo già assennato a criticare gli amici che hanno preso il vizio, sorridente alle feste a parlare di sport: si scusa, fa un cenno col capo e saluta i presenti indicando col dito l’orologio col suo cinturino di plastica nera.
E’ entusiasmante, mio figlio. Varrebbe la pena di conoscerlo, mi creda. Sono sicura che anche lei vorrebbe avere un figlio come il mio bambino. Che tenero! Mi saluta sempre con un bacio in fronte prima di andare a lavoro. E’ così, lui, felice del suo stipendio, della sua auto, di casa sua, di me.
Sarà forte,preciso, acuto e ben vestito. Non appena nato gli cucirò addosso la prima lamina di piombo coi fili di rame che gli regaleranno le zie e quando poi inizierà a crescere gli farò saldare la sua iniziale sul petto, piccola, dorata e coi contorni in stagno. Lo pulirò per bene, lo smonterò ogni fine del mese, passerò il cotton fioc in mezzo ai suoi circuiti…e il sabato, sì il sabato, gli luciderò il suo alloggio memoria, dove ha messo tutti i ricordi di quanto l’ho voluto bene.