sabato 31 agosto 2019

Solfuro di fosforo



È il caso di tralasciarsi,
di otturare le sinapsi e tornare in analogico.
Mostrare disinteresse e distrazione,
mordersi le mani fino al braccio
e continuare ancora in su.
Togliere il sale dove curi profonde le tue spezie.
Ritagliarsi lo spazio per l'abbandono,
mitigare il dubbio annegandolo felice,
e nell'ascoltare il rovescio, graffiarsi addosso d'un controintuito sparso,
d'una movenza opposta, del residuato di battaglie vecchie.
Se getterai su di me fumi, nutrirò semi di fiumi, lontano dai tempi, 
calato nella pietra perenne, dentro tronchi vivi.
Concepirò la tua terra, scaverò nude prigioni liberando tutti i tuoi servi.
Se punterai la tua prua su di me troverai il mio sole bagnarti dentro.
Se mi vedrai invecchiare qui,
se forse avrò cambiato nome
ed avrò sulle braccia il colore del legno secco, armeggiando con trecce di vimini,
chiamami col tuo nome, Dioniso.